Come un estrattore di succo può cambiare le nostre abitudini alimentari

Che frutta e verdura facessero bene lo sapevamo già tutti. Fin da piccoli le nostre mamme ci spronavano (e a volte anche costringevano) a mangiare alimenti sani per crescere forti ed in salute.

Con il passare degli anni diventiamo sempre più responsabili della nostra alimentazione e dobbiamo decidere se cedere alle tentazioni di una cucina rapida e ricca di calorie e grassi o se vogliamo spendere qualche attimo di più ai fornelli per preparare pasti completi ed equilibrati.

Tuttavia, con i nuovi elettrodomestici che sono stati inventati e lanciati sul mercato, è ora possibile seguire un’alimentazione sana e gustosa senza dover passare troppo tempo in cucina. Tra questi strumenti in grado di aiutarci a ritrovare la retta via non possiamo non citare gli estrattori di succo.

Cosa sono e come cambiano le nostre abitudini in cucina?

Gli estrattori di succo sono chiamati anche “slow juicer” perché, a differenza delle centrifughe, sono in grado di sminuzzare frutta e verdura con un basso numero di giri al minuto: in questo modo tutte le vitamine ed i nutrienti degli alimenti vengono mantenuti intatti e concentrati nel prodotto finale.

Abbiamo già parlato di come frutta e verdura siano elementi fondamentali nella dieta di ognuno, ma con gli estrattori di succo possiamo fare un ulteriore passo avanti. Infatti, in base alle combinazioni di alimenti, i succhi ricavati possono avere delle qualità e delle proprietà uniche: dal succo energizzante, al disintossicante, da quello sostitutivo del pasto a quello per perdere peso.

Insomma sono un concentrato di sali minerali e vitamine e sono privi di tutti quegli zuccheri aggiunti e conservanti che si trovano nei succhi di frutta che si possono acquistare al supermercato.

I micronutrienti: sono i dettagli che fanno la differenza

Se vi informate online sulle proprietà dei succhi ottenuti con gli estrattori a freddo, spesso vi troverete a leggere che sono ricchi di micronutrienti. Ciò non significa altro che i succhi ricavati da questo apparecchio sono un concentrato di sostanze come vitamine, sali minerali, acqua biologica, antiossidanti e oligoelementi.

Inoltre, assumere questi elementi tramite il succo piuttosto che direttamente da frutta e verdura aumenta l’assorbimento e velocizza il processo digestivo. Infatti, i nutrienti contenuti nel succo vengono assimilati in una quantità pari al 65% e bastano una decina di minuti per completare il processo digestivo.

Al contrario, il livello di assimilazione che si raggiunge con frutta e verdura intere non supera il 15% anche a causa della lunghezza della digestione che varia dalle 3 alle 5 ore.

Anche ricercatori e studiosi hanno validato l’efficacia degli estrattori di succo e molti dietologi hanno consigliato di integrare la dieta giornaliera con estratti di succo alternati a porzioni di frutta e verdura intere. A quanto pare le centrifughe hanno fatto il loro tempo e gli estrattori sono i nuovi elettrodomestici di cui non si può più fare a meno.

Tutto ciò che dovreste sapere sulle lavastoviglie

Le lavastoviglie sono ormai diventate un elettrodomestico di uso comune: è difficile, infatti, trovare una cucina nuova che non sia già dotata di una lavastoviglie incorporata. E se invece ancora non l’avete è arrivato il momento di abbandonare le vecchie abitudini di lavare i piatti a mano di farsi tentare dalle comodità della vita moderna.

Non è vero che la lavastoviglie consuma più acqua rispetto al lavaggio a mano, dipende chiaramente da che modello e programma scegliete, ma esistono molte opzioni che vi permettono di risparmiare acqua e tempo.

Pensate a quando avete dieci o quindici amici a cena, o a tutti i parenti in casa vostra durante il pranzo di natale o per riunioni di famiglia: lavare tutti i piatti a mano sarebbe impensabile e una lavastoviglie vi semplificherebbe notevolmente la vita e vi permetterebbe di godervi la compagnia dei vostri cari senza dover fare continuamente la spola tra cucina e sala da pranzo.

Full size, slim o mini? Una misura per tutte le esigenze

L’elemento principale da valutare al momento dell’acquisto è la dimensione della lavastoviglie. In commercio esistono principalmente tre modelli: full size, slim e mini. Chiaramente, la grandezza dipende dalle vostre esigenze.

Se vivete da soli o con il vostro compagno e spesso siete a pranzo e cena fuori, allora una lavastoviglie mini sarà più che sufficiente. Questo modello può contenere tranquillamente tre o quattro coperti (forse anche qualcosa in più se ben organizzata) e ha generalmente consumi piuttosto bassi.

La lavastoviglie slim potrebbe essere definita una via di mezzo tra la mini e la full size ed è indicata per famiglie di tre o quattro persone.

Infine, la full size è il modello più grande, adatto per famiglie molto numerose, per chi ha spesso ospiti a pranzo o a cena, o per chi ama cimentarsi in cucina ma finisce inevitabilmente per utilizzare e sporcare decine di piatti e pentole ogni volta.

Consumi e funzioni: sfatiamo i miti

Come abbiamo detto, non è necessariamente vero che la lavastoviglie incasso consuma più acqua di quella utilizzata per lavare i piatti a mano. Infatti, il carico d’acqua di un ciclo di lavastoviglie giornaliero e quello impiegato per lavare i piatti dopo colazione, pranzo e cena più o meno si equivalgono.

Per massimizzare il risparmio assicuratevi di optare per modelli di classe energetica A+++ che, oltre a consumare poca acqua, ridurranno anche i consumi elettrici. Un altro trucco per ridurre lo spreco d’acqua è utilizzare il lavaggio ecologico.

Non tutte le lavastoviglie sono dotate di questa funzione e, chiaramente, più programmi l’elettrodomestico ha più il prezzo sale, ma forse vale la pena investire qualche euro in più per l’acquisto iniziale per risparmiare poi alla lunga sui consumi di acqua ed energia elettrica.

Oltre al lavaggio ecologico, le ultime lavastoviglie permettono di scegliere anche la durata del risciacquo e sono dotate di programmi delicati per non rovinare ceramica e cristallo.

Tutte le novità sui piani cottura

Il piano cottura è un elemento che non può mancare in cucina. Parlare dell’utilità che può avere è perfettamente inutile perché chiunque conosce l’importanza che questo elemento ha in cucina.

Se state cercando qualche informazione o se state pensando di cambiare il vostro vecchio piano cottura, in questo articolo troverete un breve riassunto delle diverse tipologie in commercio e dei pro e contro di ogni modello. Iniziamo!

I modelli ad induzione ideali per una cucina moderna: pensiamo al design

I nuovi modelli di piano cottura sono quasi tutti senza fiamma. Il più recente ed innovativo è il piano cottura ad induzione: funziona tramite corrente elettrica e permette di concentrare tutti il calore sulla pentola senza disperderlo nell’ambiente e lasciando il piano relativamente freddo – diminuendo così il rischio di scottature.

Il piano ad induzione si scalda in tempi brevissimi, garantisce una buona efficienza energetica ed è molto semplice da pulire (qualità da non sottovalutare).

Per contro, le pentole in rame ed in alluminio non possono essere utilizzate (vanno bene solamente quelle a fondo ferroso) e i costi sono piuttosto elevati: oltre al prezzo elevato del piano ad induzione in se’, anche i consumi elettrici non sono da sottovalutare. Inoltre, non si possono utilizzare mestoli in metallo e chi portasse pace-maker o defibrillatore dovrebbe consultare il medico prima di acquistare questo modello di piano cottura.

La variante elettrica: old but gold

Sempre parlando di piano cottura senza fiamma, non possiamo esimerci dal nominare i fornelli elettrici: oltre al classico piano elettrico, possiamo oggi trovare il piano cottura elettrico con radiante alogeno e quello in vetroceramica.

Il piano elettrico classico non è più molto utilizzato: sicuramente ha il vantaggio di funzionare senza il collegamento gas e non costa molto; tuttavia, è una soluzione un po’ datata, è molto lento a scaldarsi, generalmente possiede al massimo quattro piatti e ha un alto consumo energetico. Inoltre, bisogna pulirlo costantemente perché non si ossidi ed è facile scottarsi perché non si vede la fiamma e i piatti tendono a mantenere il calore a lungo.

Il piano elettrico con radiante alogeno è dotato, come suggerisce il nome, di lampade alogene che scaldano i piatti. Consuma meno rispetto la variante classica perché le lampade permettono di raggiungere temperature molto alte in breve tempo, ma richiede l’uso di pentole specifiche (a fondo liscio e opaco) e le temperature estremamente alte raggiunte dai piatti aumentano il rischio di scottature.

Infine, il piano elettrico in vetroceramica trasmette il calore alla pentola per induzione e sopporta temperature e pesi elevati. Tuttavia, quasi il 50% del calore viene disperso in questo passaggio ed il piano è piuttosto delicato: nonostante sia perfettamente liscio, resistente e facile da pulire, bisogna prestare attenzione alla forza con cui vi si appoggiano sopra le pentole; una mano un po’ troppo pesante potrebbe causare la rottura immediata dei piatti.

Cronaca dal fronte: tra terrore e censura

Molto spesso il giornalismo di oggi viene criticato per una mancanza di contenuti e per una manipolazione dell’informazione dettata dall’influenza politica del giornale o del canale televisivo.

Per di più, tristemente il giornalismo moderno, specialmente in Italia, tende a dara moltissimo spazio e rilevanza ad argomenti leggeri o, al contrario, ad insistere in maniera quasi morbosa su casi di cronaca nera facendo leva sul lato sentimentale e curioso della popolazione.

Esistono, infatti, moltissimi giornali, programmi televisivi e social media il cui unico scopo è intrattenere l’audience giocando, molto spesso, con i sentimenti delle vittime o dei parenti stretti senza rendere onore alla missione del giornalista di ricercare e riportare la verità senza tentare di manipolare l’opinione del pubblico.

Ma se da un lato abbiamo questi esempi di giornalismo scadente, dall’altro abbiamo il coraggio e la caparbietà dei giornalisti di guerra che continuamente rischiano la propria vita per fornire a noi a casa notizie in diretta dal fronte.

La storia di questi reporter che si mettono in prima linea per l’informazione sono a dir poco ammirevoli e dovrebbero essere di ispirazione a molti.

Una pratica centenaria: ecco com’è nato il giornalismo di guerra di pari passo alla censura

L’informazione è da sempre un mezzo utilizzato da chi è al potere per manipolare ed indirizzare l’opinione pubblica: la censura ed il controllo di pubblicazioni e stampa sono armi tanto potenti quanto subdole perché spesso, chi ne subisce le conseguenze non è nemmeno consapevole di essere vittima di un processo manipolativo.

Purtroppo, la stessa cosa vale per i reporter di guerra. E tutto iniziò con Napoleone Bonaparte nel 1804 che creò nel “Le Moniteur Universel” con lo scopo di informare la popolazione francese sulle sue conquiste. Fin da subito l’imperatore diede ordine ai direttori del Moniteur di utilizzare il giornale come arma propagandistica e di censurare qualsiasi notizia potesse risultare scomoda per la Francia e per il suo ego.

Qualcosa di simile capitò anche a colui che oggi viene considerato il fondatore del giornalismo di guerra: William Russel. Per anni Russel rischiò la vita per inviare in patria notizie fresche dalla Crimea dove nel 1854 si stava combattendo la guerra tra Inghilterra e Russia. Tuttavia, il direttore del Times di Londra non apprezzò la scrittura obiettiva e poco patriottica del reporter e si premurò di censurare e modificare ogni articolo prima di pubblicarlo

La trappola del “News Management”

La censura è un’arte, così come la propaganda. Per anni i governi hanno manipolato i media per controllare l’opinione pubblica e ottenere l’approvazione popolare, a volte in maniera diretta (censurando, omettendo ed imponendo ai reporter di ritrarre un immagine positiva del fronte), altre volte in maniera subdola.

Una delle tecniche più utilizzate è quella del News Management: i giornalisti vengono tenuti lontani dal fronte vero e proprio e vengono condotti sui luoghi dello scontro solo a battaglia finita; inoltre vengono costretti a firmare accordi di confidenzialità e a “coprire” ogni notizia scomoda o negativa pubblicata con una “buona” per controbilanciare e non smuovere troppo gli animi della popolazione.

Il prezzo della celebrità

Tutti amano un po’ di sano gossip ma ci sono alcuni casi in cui la smania di conoscere tutti i minimi dettagli della vita privata delle celebrities diventa morbosa. Paradossalmente le riviste di gossip e i programmi televisivi che si occupano di scandali di star a vip hanno molto più successo di riviste di informazione o di cultura generale.

La gente comune viene spesso attratta e portata a provare una forte ammirazione nei confronti della vita luccicante delle celebrità, ma, se ci pensiamo bene, essere dall’altra parte dell’obiettivo non deve essere facile.

Spesso si sentono casi di vip che protestano o si lamentano per l’attenzione eccessiva dei paparazzi e l’impossibilità di condurre un’esistenza normale senza che i media riportino ogni minimo dettaglio sui tabloid. Certo, c’è anche il lato opposto della medaglia e molti vip o star emergenti sfruttano la voracità dei mass media per procurarsi della facile pubblicità e far parlare di se’.

Il ruolo chiave dei social media

Ormai quando parliamo di media non possiamo più fare a meno di citare i social media. Moltissime celebrities utilizzano Facebook, Twitter o Instagram per tenersi in contatto con i propri fan e postare continui update sulla loro vita e la loro carriera.

I social media sono un mezzo comodo e veloce per tenersi aggiornati sulle ultime vicende e love stories delle nostre star preferite, ma non dobbiamo dimenticare che possono diventare un’arma a doppio taglio. Infatti, spessissimo scorrendo il profillo Instagram o Facebook di personaggi famosi possiamo trovare valanghe di commenti negativi lasciati dai cosiddetti “haters” che attaccano la star in questione con commenti ed insulti di pessimo gusto.

Spesso, sotto foto e post si accendono dei veri e propri dibattiti tra fan e haters che si insultano senza esclusione di colpi e, a volte, la celebrity stessa interviene in sua difesa o per placare gli animi.

Il lato oscuro della medaglia

Come abbiamo detto, l’attenzione di media e social media può assumere delle sfumature molto negative. Un’attenzione assidua e morbosa da parte dei paparazzi può portare la celebrity sull’orlo del crollo nervoso e può diventare pericolosa.

Immaginate come dev’essere non poter uscire a mangiare una pizza o a fare una passeggiata senza venire assaliti da orde di fotografi che non aspettano altro che ritrarvi struccate, con qualche chilo in più, con un nuovo partner, con i vestiti della sera prima o con compagnie discutibili.

O pensate a come ci si può sentire a leggere commenti carichi di odio sotto una vostra foto magari in compagnia di amici e parenti: eh sì perché gli haters non risparmiano nessuno, è capitato più di un caso in cui utenti online abbiano insultato pesantemente i figli di celebrities per il loro aspetto o per il loro look. Sicuramente la celebrità ha il suo prezzo, ma è importante capire quale sia il confine tra sana ammirazione e morbosa ossessione.